venerdì 24 maggio 2013
Chiuso per Ferie ...
Mentre la Serie A chiude le serrande e ci lascia questo cartello, si possono analizzare i verdetti emessi dal campionato 2012/2013. La sensazione che ci ha lasciato la stagione appena terminata riguarda Luciano Moggi e ci spinge a dire che è ancora presente. Sì, perché come potremmo altrimenti giustificare l’operato di Zdenek Zeman? L’uomo riportato sulla panchina della Roma a furor di popolo, l’allenatore che “visto, senza Moggi, vince con una squadra come il Pescara”, il tecnico che si è presentato bene, benissimo, firmando t shirt con la scritta “odio la Juve”. Esaltato dai media, ha fatto sudare i giocatori con i gradoni, ha fatto sognare con le prime amichevoli, poi la vittoria a San Siro sull’Inter. Fine delle trasmissioni. La lezione della Juventus, sconfitte, polemiche fino all’esonero di febbraio.
Si diceva dell’Inter. L’armata nerazzurra che paura non ne ha, l’anti Juve per eccellenza, la squadra guidata dal giovane genio in panchina, Andrea Stramaccioni, il Guardiola nostrano. Non ditegli di essere provinciale, è un insulto al limite della querela, lui e la sua Inter sono fortissimi, sbancano lo Juventus Stadium, la Gazzetta sbrodola dalla gioia. Poi, quei maledetti infortuni, uno dopo l’altro, una difesa da colabrodo (a fine stagione la più battuta dopo quella del Pescara), un gioco assente e il nono posto finale. Fallimento. Colpa degli infortuni, solo di quella, altrimenti la Strainter se la sarebbe giocata col Bayern.
Come non parlare degli arbitri? Tolta la mela marcia, dovrebbero essere bravissimi e onesti. Invece, un errore dopo l’altro, la sensazione che le più forti vengano favorite e che qualcosa venga pilotato dall’esterno.
Infine, i media. L’ultima perla della stagione la stiamo ancora vivendo. Il teatrino messo in scena da Sky Sport è al limite del disgustoso: tutti ai piedi di Galliani, proni, nessuna domanda sui rigori. Nessuna, avete capito bene. Niente di niente. Anzi, risate in compagnia. Prima, un Montella ironico e di classe, cui vanno solo gli applausi. Non può mancare all’appello la Gazzetta dello Sport: “non limpido”, viene definito così il rigore a Balotelli, una formula tipicamente democristiana per dire “sì il rigore non c’è”. Non c’è nemmeno la forza dell’onestà, il coraggio di usare un linguaggio franco e sincero. Non c’è nessuna polemica, l’ambiente calcistico di oggi sembra sotto una fitta nevicata. Non si sentono rumori, non si sentono voci contro, nessuno che grida allo scandalo, nessun Pulvirenti. Però, ricordatevi che a rubare è sempre la Juventus: questo, ricordatevelo sempre.